periodo: 16/10/2018 - 20/01/2019
"Se l’avessi immaginato prima non avrei mai fatto il costumista, avrei fatto l’insegnante" (Piero Tosi). Con questa frase proemiale inizia la raffinata mostra "Piero Tosi. Esercizi sulla bellezza. Gli anni del CSC 1988-2016" in corso al Palazzo delle Esposizioni di Roma.
Un’esposizione che documenta l’attività di docenza quasi trentennale alla Scuola Nazionale di Cinema del Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma dell’illustre costumista e scenografo - il primo ad aver ricevuto l’Oscar alla Carriera nel 2014, dopo ben cinque nomination.
Per questa attività Tosi ha inventato un modello didattico originalissimo: i “seminari di acconciatura, trucco e costume d’epoca”, dedicati ciascuno a un preciso momento storico della moda e della cultura italiana. Negli anni di insegnamento - partendo dal Rinascimento ed arrivando sino al Novecento - ha così formato generazioni di allievi creando insieme a loro veri e propri “personaggi” incarnati, di volta in volta, dagli stessi studenti.
E, paradossalmente, insegnando continuava ancora ad imparare, come autoalimentandosi. Sono note, in proposito le sue affermazioni: “Da docente ho scoperto una felicità mai provata nel mio lavoro di costumista. A insegnare si impara, anche fosse soltanto per una persona!” oppure “Oggi sono più pronto a fare determinati film, con l’insegnamento ho imparato di più”.
La mostra - promossa da Roma Capitale - Assessorato alla Crescita culturale e dall’Azienda Speciale Palaexpo, organizzata dal Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Nazionale in collaborazione con la Festa del Cinema di Roma - è a cura di Stefano Iachetti con Giovanna Arena, Virginia Gentili e Carlo Rescigno.
Un excursus cinematografico
Nonostante l’entusiasmo di Tosi per l’insegnamento, non può certo passare sotto silenzio la sua attività precedente nel mondo del cinema accanto a famosi registi. La prima parte della mostra consiste così in una rapida “carrellata” sulla sua carriera cinematografica.
Una serie di gigantografie ricordano le sue collaborazioni con registi prestigiosi del calibro di Visconti, Zeffirelli, Bolognini, Fellini, Monicelli, Comencini: “citazioni” essenziali per chi voglia approfondire un lavoro che ripercorrere qui nel dettaglio sarebbe impossibile.
Il suo ultraventennale sodalizio con Luchino Visconti è testimoniato non solo con immagini tratte da film dall’eleganza raffinata, calligrafica come Il Gattopardo (1963), Ludwig (1973), La caduta degli Dei (1969) ma anche con quelle dure e realistiche di Rocco e i suoi fratelli (1960). Sono ricordati anche film apparentemente minori a cui è, comunque, particolarmente legato: La viaccia (1961), ad esempio o I tre volti (1965) o Bubù (1971), tutti per la regia di Mauro Bolognini. Per quest’ultimo il Maestro ha espressamente richiesto che si esponesse la foto di Ottavia Piccolo con le calze bucate!
Con una prorompente Sophia Loren (da Matrimonio all’italiana di Vittorio De Sica, 1964), con una giovane Carla Gravina (da Policarpo ufficiale di scrittura di Mario Soldati, 1959), con una scena da La storia vera della signora delle camelie (di Mauro Bolognini, 1981) termina questo rapido excursus sulla sua carriera cinematografica che Piero Tosi ha via via diradato nel tempo, preso dalle lezioni al Centro Sperimentale di Cinematografia e da qualche rara collaborazione teatrale. “L’età è quella che è e l’industria del cinema italiano è da tempo svanita” confidava in proposito in una lunga intervista a Malcom Pagani e a Fabrizio Corallo.
Questa sezione è comunque completata dalla proiezione - in quattro monitor giustapposti - di molti film del grande Maestro suddivisi per temi omogenei: il sogno, l’aristocrazia, la povertà, la realtà. Dal confronto di tematiche così distanti emerge immediata la maestria di Tosi nel riuscire “a cucire” sul personaggio il costume come “una seconda pelle”, qualsiasi fosse l’ambientazione.
Nel seguire le scene si affronta un percorso rappresentativo dell’arte di Tosi che si esprime non solo nei costumi dei personaggi ma anche nel trucco e nelle acconciature.
Il mondo in un volto. La galleria di ritratti
La mostra continua con una galleria di ritratti fotografici femminili in bianco e nero. Queste foto sono gli esiti dei seminari di trucco e acconciatura che Piero Tosi aveva istituito al Centro Sperimentale di Cinematografia sin dagli anni Novanta dato che era “assolutamente impossibile - a suo giudizio - immaginare un costume senza tenere conto del volto” perché “il costume senza volto è una cosa morta”. Le immagini si succedono in ordine cronologico dalla fine del Settecento (con una foto di Olga Michalowska in un costume realizzato dalla sartoria Tirelli) alla prima metà del XX secolo (1938, Claudia Zanella in un costume realizzato sempre dalla sartoria Tirelli).
Le modelle erano tutte allieve dei corsi di costume, recitazione, fotografia del Centro Sperimentale di Cinematografia che Piero incontrava nei corridoi della scuola e in cui vedeva subito incarnato il corpo e il volto del personaggio di una determinata epoca. Fra le più apprezzate c’era Valentina Di Sarno che è stata scelta per ben tre seminari perché interprete perfetta sia dei personaggi del Seicento che di quelli dell’ Ottocento.
Di decennio in decennio scorrono, fra le altre, le immagini di giovani diventate poi famose, come Giulia Bevilacqua, Paola Minaccioni e Carolina Crescentini, la prediletta di Tosi.
Per le foto si è imposta rigorosa la scelta del bianco e nero, come ricorda Stefano Iachetti che le ha realizzate: “quel bianco e nero che, secondo Tosi, con la sua gamma di grigi, è più descrittivo di qualsiasi colore. O meglio, descrive in modo diverso…contrasti e toni che non distraggono l’osservatore ma che esaltano il personaggio nella sua totalità”. E, nella ricerca della giusta prospettiva, dell’inquadratura più efficace si è sempre data importanza prioritaria agli occhi “che devono essere sempre profondamente coinvolti” perché “uno sguardo spento, vuoto, vanificherebbe completamente tutti gli sforzi compiuti per preparare la fotografia”.
I materiali da costruzione – La biblioteca
Prima di passare all’illustrazione vera a propria di alcuni seminari si attraversa una sorta di “laboratorio dei costumi” dove sono esposti materiali spesso impensabili, sempre invisibili ma assolutamente necessari per la buona riuscita del costume, perché servono a realizzare le “sottostrutture”, quelle “architetture” nascoste che danno all’ abito la foggia e i volumi richiesti. Campioni di tulle di diverso peso sono disposti, nelle bacheche, accanto alla tarlatana, al felpatino, all’ovattina di cotone, alle piume d’oca, a materiali poveri come la tela ghinea e il fieno per burlotti. Non possono mancare le stecche di tutti i tipi e materiali - di metallo, di balena o di vimini - per sostenere guardinfanti, panier, tournure, busti.
Nella stessa sezione sono esposti parte dei fondi bibliografici e documentari della biblioteca personale che Piero Tosi ha donato al Centro Sperimentale di Cinematografia: una biblioteca corposa perché - per un costumista - lo studio delle fonti iconografiche è una fase imprescindibile prima di qualsiasi progettazione.
I seminari
Le sale successive sono dedicate ad alcuni seminari realizzati da Piero Tosi nel periodo di docenza al Centro Sperimentale di Cinematografia, in particolare a quelli svolti fra il 2008 e il 2016.
L’iter costitutivo di ogni seminario seguiva tappe determinate: l’ideazione, l’individuazione del tipo fisico fra gli studenti del Centro Sperimentale di Cinematografia, lo studio, la realizzazione, la documentazione fotografica. “Tutti avevano inizio dall’osservazione dei volti, dalla ricerca di un carattere “(S. Iachetti). “Finalmente oggi c’è una interessante!” esclamò Tosi vedendo Carolina Crescentini seduta a terra, in attesa del provino di ammissione al corso di recitazione.
La fase preparatoria esigeva studi rigorosi perché ogni epoca ha precisi dettami estetici strettamente legati all’arte, alla pittura, all’architettura, al pensiero letterario, in sintesi alla cultura di quel momento. “Ripercorrete la pittura che è la più fedele testimonianza delle epoche e noterete che la realtà è sempre superiore rispetto alla nostra immaginazione!” era solito ripetere Piero Tosi ai suoi allievi.
Era un docente pieno di autorevolezza e autorità, di un rigore impressionante, di una disciplina rigida, sempre in cerca della perfezione. Aveva anche fama di essere “cattivo” perché non perdonava gli sbagli apparentemente insignificanti, la disattenzione, la superficialità. Una volta ultimati i costumi il seminario si concludeva con la parte finale, quella delle foto - realizzate da Stefano Iachetti - fase in cui Tosi continuava a dare disposizioni, a indicare ai vari personaggi come muoversi e come interagire fra loro.
Nelle sale della mostra è esposta solo una piccola parte dei costumi realizzati durante i seminari: abiti rigorosamente confezionati a mano seguendo le metodologie dell’epoca dagli allievi del Centro Sperimentale di Cinematografia sotto la guida del tagliatore Luca Costigliolo, su idea e preparazione di Piero Tosi.
Ogni seminario è ulteriormente illustrato da sezioni documentarie in cui sono esposte rappresentazioni iconografiche dei costumi, delle acconciature, dei dettagli, le campionature delle stoffe, schizzi e bozzetti di progettazione dei personaggi e dei costumi. Non mancano, poi, bacheche con accessori d’epoca spesso scovati da Piero Tosi nei mercati parigini delle pulci esplorati con Umberto Tirelli, l’amico e collaboratore di sempre: un “collo per doglietta”, ad esempio o cravatte donna/uomo o sciarpe o bavolette o collane e orecchini. Sulle pareti di fondo, nel frattempo, scorrono le immagini della documentazione fotografica.
La prima sala presenta due seminari appartenenti al Seicento: "1640 guardando Vermeer" e "1690 l’inizio di un secolo" ed è sorprendente come due periodi di uno stesso secolo possano risultare così diversi fra loro: nell’Olanda di Vermeer la moda della prima metà del Seicento è caratterizzata da un andamento orizzontale che appartiene sia alla donna che all’uomo, dettato dall’acconciatura, dall’ampiezza delle maniche, dal punto vita alto. A fine secolo, invece, la situazione si ribalta e quegli anni sono consacrati all’espressione della massima verticalità in tutti gli elementi della vestizione e dell’acconciatura.
La sala successiva è dedicata ai seminari sull’Ottocento: "1830-1835 Romanticismo"; "1862 viaggio in Italia";
"1870 l’età del sellino"; "1894-1896 gli eclettismi fin-de siècle". Fra questi è da menzionare in particolare "1862 viaggio in Italia", organizzato nel 2014. È il seminario più articolato, con più di venti personaggi, ambientato - per la documentazione fotografica - nel Parco degli Acquedotti dove è stata ricostruita la sosta di una famiglia borghese in una taverna nel corso di un viaggio. Nella scena interagiscono non solo borghesi, ma anche popolani e personaggi caratteristici: l’oste, la ciociara, il viandante, il pittore, il prete, presentati minuziosamente in tutti i dettagli.
L’Andrienne
L’exursus su seminari termina con l’"Andrienne" curato nel 2015 da Maurizio Millenotti con la partecipazione di Piero Tosi, seminario che ha rappresentato simbolicamente il passaggio di consegne della docenza fra i due Maestri. L’obiettivo consisteva nella realizzazione di un adattamento alla figura femminile moderna di una sontuosa toilette della seconda metà del ‘700 (1780) - il cui originale è conservato a Palazzo Mocenigo a Venezia - che ha come caratteristica distintiva la "forma all’Andrienne".
Al progetto hanno lavorato gli allievi del secondo e del terzo anno che - sotto la guida del tagliatore Gabriel Mayer - seguendo uno studio filologico sull’evoluzione di questa forma nel corso degli anni hanno realizzato due abiti: uno da gran sera e uno da sposa.
Dopo aver attraversato tanti secoli, tante fogge, tanti stili, concludiamo questa parte dedicata in particolare ai costumi, alle acconciature, al trucco con il consiglio che Piero Tosi dà a chi voglia fare il costumista, un lavoro complesso e faticoso: “conoscere il passato è sicuramente un gran nutrimento, utile per operare nel presente. Bisogna studiare, imparare a conoscere le diverse epoche storiche con serietà e passione. Non è possibile limitarsi ad affinare solo l’abilità nel disegno; è necessario disporre degli strumenti per costruire il personaggio, documentarsi in modo puntuale e approfondito.
Solo se si conoscono bene la realtà, la cultura, la moda, il costume di un periodo storico, si può usare la fantasia. Agli studenti che hanno veramente passione e desiderano fare questo lavoro, consiglio di acquisire una buona preparazione di base e poi di trovare un costumista capace e cominciare a fare pazientemente l’assistente. È fondamentale “fare l’aiuto” di qualcuno: solo così si apprende il mestiere e si acquisisce manualità”.
Gli allievi eccellenti
E sembra che già alcuni “allievi eccellenti” abbiano messo in pratica il consiglio del Maestro: la mostra si conclude, infatti, con quattro abiti di allievi del Costume - tutti diplomati con Piero Tosi - proiettati ormai nel mondo del cinema: Andrea Cavalletto, Andrea Sorrentino, Daniela Ciancio e Massimo Cantini Parrini. Sono rispettivamente esposti - corredati da schede tecniche e bozzetti - il costume per il personaggio del Tenente nel film Torneranno i prati (regia di Ermanno Olmi, 2014); il costume per il personaggio della Fata Morgana per il film The Secret of Joy (regia di Max Bartoli, 2015); il costume per il personaggio di Eleonora per il film Il Resto di niente (regia di A. De Lillo, 2004); il costume per la Regina di Selvascura per il film Il racconto dei racconti (regia di Matteo Garrone, 2015).
I film
Nel corso della visita non bisogna tralasciare i film-documentario che illustrano la mostra: da non perdere L’abito ed il volto. Incontro con Piero Tosi (2007, vincitore del Premio per il pubblico al Biografilm Festival di Berlino, 2010) e Piero Tosi 1690, l’inizio di un secolo (2014) entrambi per la regia di Francesco Costabile, già allievo negli anni 2004-2006 del Centro Sperimentale di Cinematografia, da sempre affascinato dalla figura carismatica del costumista. Il primo - incentrato essenzialmente sulla sua vita - è un documentario di ricordi, aneddoti, interviste a registi, attori, personaggi dello spettacolo che lo hanno conosciuto; il secondo è una sorta di diario cinematografico del seminario "1690 l’inizio di un secolo", una full-immersion nel suo metodo di lavoro rigoroso e perfezionista, una lezione di mestiere.
Interessante anche Piero Tosi - Il lavoro (2015) realizzato da Versiliadanza: l’artista, in una lunga intervista, racconta il suo percorso formativo a partire dagli esordi della sua carriera iniziata all’allora Istituto d’Arte di Porta Romana nel 1943.
Fotografie inedite di lui giovanissimo e dei suoi familiari completano il suo profilo, come tessere mancanti di un mosaico finalmente completato.
Le pubblicazioni
La mostra è completata da due importanti pubblicazioni realizzate dalle Edizioni Sabinae e dal Centro Sperimentale di Cinematografia. La prima, "Piero Tosi. Esercizi sulla bellezza. Gli anni del CSC 1988-2016" - a cura di Stefano Iachetti - ricostruisce dettagliatamente, in splendide fotografie, il lavoro svolto nel corso dei seminari da Piero Tosi, dai suoi collaboratori e dai suoi dagli allievi. La seconda è un numero speciale della rivista "Bianco e nero" dedicato all’attività di Tosi in campo cinematografico.
La rassegna cinematografica
Durante la mostra nella sala cinematografica del Palazzo delle Esposizioni, è ospitata la rassegna "Il senso del cinema" con proiezioni di film resi famosi anche dal lavoro e dal talento di Piero Tosi.
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