RECENSIONI
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Roma | L’elegante compostezza dell’ argentiere Luigi Valadier in mostra alla Galleria Borghese a Roma
30/01/2020
- Elena Paloscia


periodo: 30/10/2019 - 23/02/2020
curatore: Anna Coliva
artista: Luigi Valadier
presso: Galleria Borghese

Sarà ancora visibile fino al 23 febbraio la grande mostra dedicata al celebre orafo argentiere e bronzista Luigi Valadier. L’esposizione “Valadier Splendore nella Roma del Settecento”, a cura di Anna Coliva, è allestita presso la Galleria Borghese, spazio naturalmente deputato ad ospitare una monografica così completa ed attenta nel ricostruire un contesto attraverso gli straordinari esemplari esposti.

Sono oltre novanta le opere che ci restituiscono la poliedrica figura dell’artista che ha saputo interpretare i desideri di famiglie di committenti illustri cimentandosi in ogni campo delle arti orafe e scultoree.

Il percorso, che si snoda tra i capolavori della collezione permanente nelle numerose sale del museo, consente di ripercorrere l’attività dell’artista a partire dal momento dell’ideazione, grazie ai disegni preparatori per oggetti d’arredo e sacri, nei quali si colgono le diverse fasi ideative, dallo schizzo al disegno finito.

Sono innumerevoli le tipologie di ornamenti e decori, oltre alla scelta di precise iconografie e gruppi scultorei veri e propri, che nello stesso oggetto possono variare nelle diverse versioni, per posizione, numero e soggetto.  

Di grande importanza poi i disegni per il servizio in argento dorato realizzato per i Borghese,  di cui in mostra sono esposti solo i pochi esemplari ancora esistenti.

Altra presenza inedita l’album della Pinacoteca Comunale di Faenza, di grandi dimensioni che per l’occasione è stato catalogato e digitalizzato in modo da poter essere visualizzato su un dispositivo video in cui si possono sfogliare le pagine solo con un gesto a distanza.

Salendo al primo piano si trovano opere allestite sia per tipologia che per provenienza, con un ricco apparato didattico, che offre pannelli introduttivi e didascalie spiegate.

Si procede incontrando sculture sacre e arredi liturgici, come calici, ostensori, servizi da messa, argenti profani, bronzi, arredi da tavola, metalli dorati con marmi e pietre dure, e straordinari orologi con complesse composizioni scultoree e d’ispirazione architettonica.

Molte delle opere presenti sono state realizzate per le più importanti famiglie nobili del Settecento  tra cui i Chigi e gli Odescalchi e, naturalmente, per i Borghese per i quali l’artista lavorò a  lungo, prima con Camillo fin dal 1734, e poi con Marcantonio IV.

Proprio qui, alla Galleria Borghese infatti, dove è possibile ammirare contemporaneamente stucchi, decori, arredi ed un’infinita varietà di opere d’arte, si comprende, nell’ambito dell’imponente ristrutturazione settecentesca della Villa affidata all’architetto Asprucci a partire dal 1756,  quale sia stato il legame intenso del Valadier con un architetto che fu regista così raffinato ed abile e quale sia stato il suo ruolo.

L’idea fu quella non solo di creare un contenitore per la collezione dei Borghese, ma anche che questo divenisse un progetto integrato di architettura, ornamento e opere d’arte in cui venisse meno, di fatto, l’antica “gerarchia di generi”.

In questa unità visiva, in cui l’eco della lezione piranesiana che si affidava a un “effetto d’insieme che si deve fondare sulla varietà e sul contrasto” , accolta dall’Asprucci,  la parola d’ordine  anche per Valadier sembra essere stata  equilibrio - come sottolinea infatti,  la Direttrice della galleria Borghese Anna Coliva nel suo testo in catalogo -  “Asprucci cura l’aspetto dilettevole dell’ambiente distinguendo tra le antichità e l’ornato tramite la grazia, che dell’ornato è la principale caratteristica: grazia di invenzioni, di umori espressivi, di colori, cosi da accompagnare l’aspetto anche cromatico e le materie dei reperti, senza confondersi e senza sovrapporsi.”

Il grande mosaico della multiforme attività del Valadier qui si ricompone a partire dai molti oggetti alcuni dei quali ora collocati nel museo, ma provenienti dalle altre proprietà Borghese.
Ne sono un mirabile esempio tra gli altri la coppia di Colonne in porfido serpentino, l’Erma di Bacco, la coppia di Tavoli dodecagonali e i  candelabri in marmo bianco e bronzo dorato.

L’antichità, la citazione dall’arte egizia, greco-romana ed etrusca, ma soprattutto l’invenzione sono elementi costanti e confluiscono in un’ibridazione sempre armonica che lascia spazio alla manipolazione e alla reinterpretazione di elementi classici,  che diventano talvolta protagonisti in un dettaglio.

Tuttavia anche opere come i desert, grandi  e sfarzose architetture che fungevano da centro tavola per accogliere a fine pasto salse, dolci e frutta  - di cui in mostra ammiriamo quelli realizzati  per Balì di Breteuil e poi venduto a Caterina II di Russia, oggi a San Pietroburgo, o la ricostruzione del tempio di Iside a Pompei per Maria Carolina d’Austria, dal Museo di Capodimonte -  hanno la capacità - ci spiega la Coliva -  di trattenere tutto il rigore e la severità che domina l’immaginazione di Piranesi, esorbitante senza mai cadere nell’arbitrarietà del capriccio… sono creazioni fastose ma severe, capaci di trasmettere, al di là della loro preziosità, l’effetto emozionale suscitato dalle rovine così come di attingere alla nuova idealità dell’architettura, dando corpo all’utopia piranesiana di costruire una nuova Roma degna di quella antica… “

E con l’antichità Valadier ebbe un relazione speciale, anche nel suo ruolo di restauratore, intervenendo su numerosi oggetti d’arredo e su reperti antichi come ad esempio su piccoli bronzetti poi incorniciati, sul celeberrimo sostegno in marmi, bronzo e cristallo di rocca del cammeo di Augusto, eseguito per il Museo Sacro e Profano in Vaticano.

Oltre alla committenza Borghese l’esposizione costituisce un’occasione unica per ammirare opere concesse da importanti istituzioni internazionali e da collezioni private.
Tra queste le lampade d’argento a 12 braccia per il Santuario di Santiago de Compostela, che è eccezionalmente possibile guardare da vicino e non dall’alto,  o il  bronzo del San Giovanni Battista dal Battistero San Giovanni in Fonte al Laterano, restaurato in occasione della mostra, ora visibile nella sua interezza.
E ancora opere sacre, come il Servizio per il pontificale solenne del Cardinal Orsini con un baule originale da Muro Lucano e come le statue di santi dall’altare della cattedrale di Santa Maria nuova a Monreale o i bronzi tra cui le riproduzioni di statue antiche, provenienti dal Louvre realizzate per sovrani e principi europei. 
Una mostra che costituisce dunque la possibilità di ripercorrere i fastosi anni della produzione artistica del Settecento romano di cui Valadier fu protagonista, prima  dell'inevitabile declino economico di molte famiglie nobili romane causato dalle pesanti imposizioni napoleoniche che, a seguito del trattato di Tolentino (1797), furono causa della vendita  con conseguente dispersione di capolavori unici.

indirizzo
Piazzale Scipione Borghese, 5 00197 Roma

telefono
T +39 06 84 13 979 F +39 06 88 40 756

email
ga-bor@beniculturali.it

web
www.galleriaborghese.it

biglietti
si

catalogo
Officina Libraria, a cura di Geraldine Leardi.

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Elena Paloscia
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Storica dell’arte e curatrice indipendente si è laureata in Storia dell’Arte Moderna all’Università “La Sapienza di Roma. Ha frequentato un corso di Perfezionamento in Museografia presso il [...]
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