MAESTRI DEL PASSATO
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Napoleone Martinuzzi 11/11/2013 - Luisa Chiumenti

Napoleone Martinuzzi, designer, scultore e maestro vetraio, si presenta come uno dei più interessanti protagonisti della grande stagione muranese che va dagli anni ’20 del ‘900 alla seconda guerra mondiale. Siamo infatti nel periodo in cui il vetro della tradizione veneziana rinasce e si rinnova, coinvolgendo e portando nella “vita di fornace” sia gli artisti che alcuni imprenditori particolarmente illuminati. Nato a Murano, dopo aver frequentato la scuola di disegno per vetrai, Martinuzzi aveva iniziato a seguire il laboratorio di ceramiche di Giacomo Vivante.

Di grande importanza si rivela ben presto il sodalizio di Martinuzzi con Venini, sodalizio che in realtà durò pochi anni, dal 1925 al 1931, concludendosi alla fine di gennaio del 1932, allorché la società stessa venne messa in liquidazione. Solo dopo pochi mesi, nell’agosto di quello stesso anno, Martinuzzi diveniva fondatore di una nuova Ditta, insieme con Francesco Zecchin: la “Società Zecchin-Martinuzzi Vetri Artistici e Mosaici”, attraverso la quale l’artista poté proseguire il suo lavoro, indirizzato soprattutto alla modellazione plastica realizzata attraverso la creazione di piccole “sculture” in vetro aventi per tema la figura femminile.

Ed ecco che a Venezia avviene la svolta che vede Martinuzzi come artista di fiducia di Gabriele D'Annunzio, abile interprete della creatività del Poeta. La conoscenza fra loro avviene proprio in laguna, in una delle pause in cui il “Vate” soggiornava nella Serenissima fra un'avventura bellica e l'altra. In questo periodo il Poeta stava già maturando l'idea di realizzare il grande progetto del Vittoriale, facendo ristrutturare una sua villa immersa in un'ampia area verde, situata in posizione panoramica a Gardone Riviera.
Pensando già forse ad affidare l'incarico a Martinuzzi, nel 1917 D'Annunzio si reca presso lo studio muranese dello scultore appena venticinquenne acquistando anche due targhette in argento e in bronzo, raffiguranti Apollo e un Centauro saettante. Questo fu solo il primo di numerosi altri incontri durante i quali i due elaborarono un progetto per un mausoleo che il poeta desiderava erigere per sé e per la madre, in cima ad una collina, alle foci del Pescara.

Martinuzzi si dedicò al progetto dando vita a ben nove sculture, muse cariatidi di ispirazione secessionista, ma poi la committenza si fermò a questa prima fase. Il lavoro tuttavia continuò con l'assegnazione del progetto per il Vittoriale, per il quale creò oggetti favolosi tra cui un vaso con grandi anse costolate e il canestro con frutta, una coppa in vetro trasparente azzurro, un elefante in pasta vitrea rossa e splendide vetrate, che sono uno degli elementi più affascinanti della dimora del Vate.

In quegli anni, peraltro, si stava verificando a Venezia una vera e propria svolta nell'ambito dell'attività vetraria con alcuni primi tentativi di rinnovamento portati avanti dal muranese Vittorio Zecchin. Questi aveva iniziato con alcune brevi esperienze: prima con il “vetro a murrine” (1913-1914), poi con il “vetro a smalti” (1919). Venne creata, inoltre, una nuova Vetreria, fondata dall'Antiquario veneziano che aveva già un negozio di oggetti d'arte e di vetro a Milano, la V.S.M. Cappellin Venini & C, la cui produzione veniva disegnata dallo stesso pittore. Come direttore artistico della fornace Zecchin, Martinuzzi iniziò a disegnare soffiati leggeri dalle colorazioni morbide e tenui.

Nel 1925 Martinuzzi stesso parteciperà alla fondazione di una nuova fornace, la “S.A.V.A.S.” (Soc. in Accomandita Vetro Artistico Soffiato) con l'amico ingegnere Francesco Zecchin (1894–1986).
Numerosi furono poi gli incarichi che l'artista ottenne per interventi di arredo e decorazione in molti edifici pubblici, a cominciare, ad esempio, dalle lampade a parete e fontane luminose realizzate, intorno al 1930, sopra gli “scrivimpiedi” nel Salone delle Poste di Ferrara, di cui sono stati presentati in mostra a Venezia (Fondazione Cini), bei disegni a grafite su carta (del 1929); si tratta di una fontana composta da cinque vasi costolati, impilati, di dimensioni digradanti, con una sorta di frutto alla sommità, con fonte luminosa collocata alla base e nascosta da una fascia metallica.

Ma ecco, due anni dopo, un intervento alla prima Quadriennale di Roma del 1931 cui Martinuzzi partecipa con elementi decorativi e in particolare con una grande fontana luminosa nel giardino realizzato su progetto dell'architetto Enrico Del Debbio.

Il repertorio di Martinuzzi è 
stato davvero ampio e variegato e grande è stato il suo apporto alla vita artistica della vetreria veneziana, con un attento lavoro di ricerca dei materiali, non solo per le caratteristiche di trasparenza del vetro, ma anche le possibilità espressive della versione opaca, con la grande produzione in vetro “pulegoso” a fitte bollicine e del vetro coloratissimo delle “Piante grasse” di piccole ed assai grandi dimensioni.
Un personaggio dunque, Napoleone Martinuzzi, che ha segnato davvero una svolta molto positiva e avveniristica, nel rapporto tra arte, design ed imprenditoria.

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Immagine
Luisa Chiumenti
11/12/2017
Architetto, Docente e Giornalista pubblicista. Come libero professionista, è stata progettista e Direttore Lavori di edifici pubblici e privati, si è occupata anche di ristrutturazioni, piani urban [...]
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