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Franco Guerzoni, Motivi vaganti, 2017, misura cm 260 x 390, firmato dall’artista e numerato, è composto dal 100% lana ‘ghazni’, origine Afghanistan, cardata e filata a mano. fase di lavorazione

Franco Guerzoni, progetto per Motivi Vaganti Il tappeto, Motivi vaganti, misura cm 260 x 390, firmato dall’artista e numerato, è composto dal 100% lana ‘ghazni’, origine Afghanistan, cardata e filata a mano.

Migrano con naturalezza da un supporto ad un altro I motivi vaganti dell’artista Franco Guerzoni che con una nuova avventura sperimenta il fascino delle trame in un grande tappeto progettato per la Galleria Antonio Verolino di Modena.
Il progetto, a cura di Davide Ferri, segue altre iniziative analoghe promosse dalla galleria modenese che “mette in dialogo le poetiche di alcuni importanti artisti del nostro tempo (David Tremlett nel 2015, Enzo Cucchi e Luigi Ontani nel 2016, e adesso Guerzoni) e la tradizione dell’arte tessile, con un’attenzione esclusiva alla produzione di arazzi e tappeti”.
I motivi astratti e mutevoli propri del lavoro dell’artista, che elabora superfici e textures in cui si coglie la stratificazione temporale e materica, trasposti in questo pregiato e complesso manufatto annodato a mano a Lahore, in Pakistan, assumono nuove valenze.
L’immagine frutto del lavoro di tessitura emerge “grazie alla tecnica pot-dyeing che permette molte sfumature di colore, inoltre, grazie alla particolare attenzione dedicata alle finiture e nello specifico nella rasatura di alcune aree dell’opera si ottiene la massima fedeltà al progetto dell’artista”.

Incline a una sperimentazione che si estende dalla fotografia, al disegno, alla pittura, Guerzoni va oltre, confrontandosi con differenti materiali, con vere e proprie incursioni anche nel campo delle arti applicate e del design. Egli definisce così, quanto risulta dalla contaminazione tra il progetto e la natura stessa dei singoli materiali e delle tecniche utilizzate, come dei veri e propri “effetti speciali” capaci di sorprendere anche la mente creatrice dell’artista stesso.
È il realizzarsi non solo di un’idea dunque, ma anche di un desiderio, di una pregressa visione che si compie in questo e in altri lavori esposti in mostra.

L’iter creativo qui si palesa nelle sue diverse forme: “il progetto dipinto da cui deriva l’immagine riprodotta nel tappeto; alcuni disegni dell’artista realizzati in corso d’opera, che, più che progetti, sono da intendersi come immagini potenziali, o ritratti di un oggetto - il tappeto - ancora sconosciuto dall’artista.”
Inoltre un arazzo in lana, tessuto a telaio in Sardegna, seconda opera prodotta dalla Galleria Antonio Verolino, “recante le tracce di segni inquieti – fluttuanti sul bianco del tessuto e ricamati a mano” ci racconta di “una riemersione, su un nuovo supporto, di forme e motivi che costituiscono da sempre la sua ‘archeologia personale’, reale e immaginaria”.

Elena Paloscia
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