INCURSIONI D'ARTE
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Roma | Maria Lai l'ispirazione corre sul filo. Al MAXXI la grande retrospettiva "Tenendo per mano il sole" 02/07/2019 - Elena Paloscia

presso: MAXXI _Museo delle Arti del XX secolo

"Tenendo per mano il sole" è il titolo della grande mostra di Maria Lai che il MAXXI ha organizzato in occasione del centenario della nascita dell’artista (1919 - 2013).
L’esposizione, a cura di Bartolomeo Pietromarchi e Luigia Lonardelli, è realizzata in collaborazione con l’Archivio Maria Lai e con la Fondazione Stazione dell’Arte.

Con questa iniziativa, il Maxxi rende omaggio a una delle figure femminili di maggior rilievo nell’arte contemporanea che ha saputo farsi interprete della tradizione della sua terra valorizzando il valore pedagogico dell’azione artistica e del gioco.
Identificata come un’antesignana dell’arte relazionale, l’artista sarda scomparsa nel 2013 intercetta istanze e flussi dell’arte contemporanea.

La scelta curatoriale si è indirizzata sulla selezione dei lavori realizzati a partire dal 1971 quando, dopo quasi un decennio di pausa, l’artista intraprende un nuovo tipo di ricerca.

È in questi 200 pezzi, tutti di grande qualità, disseminati negli spazi fluidi del MAXXI che si rende evidente l’idea di un’arte per tutti, fatta non solo per il mercato ma per anche e soprattutto per le persone e per i propri affetti, un’arte che coinvolge persone, paesi e territori. Un’arte che, attraverso un filo, presenza imprescindibile nel suo lavoro, attraversa confini reali e concettuali senza perdere mai di intensità.

Arte e artigianato: le alchimie di Maria Lai

Nonostante in giovane età Maria Lai si fosse meravigliata che i suoi dipinti fossero considerati “di mano maschile”, le opere presentate in mostra sono, senza ombra di dubbio, concepite da una mente femminile, da una donna di indole indipendente, curiosa e ribelle che mantenne sempre ben presente la propria natura di artista.
Cresciuta in campagna non lontano dal mare, presso gli zii, del lavoro quotidiano delle donne portò sempre con sé memoria, anche quando cominciò a studiare arte e quando, tra il 1939 e il 1942, incontrò maestri illustri, come il futurista Gerardo Dottori a Cagliari o Renato Marino Mazzacurati a Roma, o quando a Venezia, dove si era iscritta all’Accademia durante la guerra, era l’unica donna tra gli allievi di Arturo Martini.

Una donna dalla formazione artistica solida, dunque, e tradizionale, grazie alla quale le sue doti pittoriche e scultoree erano apprezzate in mostre e concorsi e, al contempo, fiera anche della sua vocazione per l’insegnamento, con l’istinto di non fermarsi, di non ritenersi soddisfatta, di andare oltre.
“Una jana contemporanea”, come la definisce Maria Alicata nel suo testo in catalogo, che sceglie proprio il filo - quello che i telai, che le donne hanno imparato a costruire proprio grazie alle Janas (fate), tessono quotidianamente - diventa per l’artista simbolo. Il filo è “un ponte che serve a mettere in relazione, attraverso il dialogo tra l’artigianato e l’arte, il mondo profano e quello divino...Il gioco dei bambini e quello dei grandi…”


E da lì che, dopo una pausa tra il 1961 e il 1970, decide di abbandonare la pittura e dedicarsi alla sperimentazione di materiali diversi.
Così negli anni successivi nascono le tele cucite (1975), i Pani di Maria Lai (1977), i libri cuciti (1978-1979) e le Geografie.
E poi, nel 1980, i lenzuoli, “pagine di stoffa cucite a macchina che imitano la scrittura” e i progetti partecipati di arte ambientale, come Legarsi alla montagna, realizzato nel1981 a Ulassai, grande azione collettiva ispirata a una leggenda locale, in occasione della quale lega tutte le case della montagna con un nastro azzurro, progetto in cui ribadisce la necessità di “entrare in contatto diretto con l’universale”.
A questi primi interventi di arte relazionale e ambientale ne seguiranno altri tra cui, nel 1982, il restauro del Lavatoio comunale, con un telaio nel soffitto realizzato con Costantino Nivola, Luigi Veronesi e Guido Strazza, eventi teatrali partecipati e diffusi e La disfatta dei Varani, a Camerino, “trofeo simbolico di una vittoria dell’uomo contro la bestia”. Infine, nel 2006, la creazione del Museo La stazione dell’arte a Ulassai.


Da queste brevi note, ma soprattutto dalle sue creazioni, si evince una storia appassionante in cui si ripercorre una vicenda artistica che testimonia come Maria Lai, pur non aderendo a nessuna particolare avanguardia o movimento, li abbia incontrati e attraversati mirando soprattutto alla “costruzione di un alfabeto di segni e di un codice poetico”.


Le sezioni:
le opere, molte delle quali inedite, sono state proposte al pubblico in 5 sezioni non ordinate cronologicamente proprio per rispettare l’idea dell’artista stessa di una ricerca costante che non ha mai termine. È la voce stessa di Maria Lai ad accompagnarci in una narrazione video, con testimonianze inedite per ciascuna sezione raccolte dal regista Francesco Casu.


Ci sono i celebri telai realizzati con materiali poveri, nella sezione Essere è tessere, cucire e ricucire, in cui il filo compare come elemento che connette. Talvolta queste opere polimateriche, come nel caso, ad esempio, dell’oggetto paesaggio del 1967, includono diversi elementi che contribuiscono a delineare gli scenari immaginifici dell’artista.

Nella sezione L’arte è il gioco degli adulti, giocare e raccontare in cui sarà possibile scoprire come per l’artista la dimensione ludica sia necessaria non solo per i bambini ma anche per gli adulti, perché l’arte si trasforma in gioco e attiva la creatività.

Oggetto paesaggio, disseminare e condividere
Disseminare e condividere, termini che ci riconnettono all’idea di relazione, condizione generata fin dai più semplici oggetti quotidiani, dalla scelta, dagli scambi, dalle preferenze. Così Maria Lai, sottraendo loro la funzionalità originaria, rende archetipi, simboli, arte i libri e le fiabe cucite, ispirate a testi di Gozzano, Merini e Goethe, ma anche a leggende contadine, con le pagine di carta o di stoffa talvolta tinta dalla stessa artista.
Opere tattili, con testi da immaginare in cui la narrazione si fa attraverso sensazioni, colori e immagini. E poi, ancora, i libri in ceramica, le sculture fatte di pane, gli abiti donati ai propri cari.
Tutti lavori in cui ciò che è importante è il processo virtuoso che si genera nell’attivare una relazione non passiva.

Il viaggiatore astrale, immaginare l’altrove è una sezione in cui si viene proiettati un Universo parallelo visionario. Qui il filo traccia le mappe di costellazioni e Universi lontani e fantastici, lo spazio all’interpretazione è altrettanto infinito e l’artista traccia una geografia nuova in cui la dimensione poetica è lo spazio interiore invitandoci a perderci negli sconosciuti meandri.

L’arte ci prende per mano incontrare e partecipare
Qui scopriamo cosa significa partecipare, ritrovare attraverso l’arte la dimensione collettiva e attraverso una ritualità condivisa la possibilità di sentirsi parte del tutto. Questo era l’obiettivo della performance “Come legarsi alla montagna”, realizzata ad Ulassai e documentata in mostra da una serie di scatti fotografici in cui l’intero paese contribuisce a rinnovare un’antica leggenda con il semplice gesto di legare tutte le case del paese con un nastro celeste.

 

indirizzo
Via Guido Reni 4A, 00196 Roma

web
https://www.maxxi.art/

orari
DA MARTEDÌ A DOMENICA 11:00 – 19:00 PRIMA DOMENICA DEL MESE 11:00 – 22:00 La biglietteria è aperta fino a un’ora prima della chiusura del Museo. CHIUSURE Tutti i lunedì, 1 maggio, 25 dicembre

accesso per i disabili
si

biglietti
Intero € 12 Acquista online Ridotto € 9, per i dettagli visitare il sito

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