ARTIGIANATO E MODA
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Cristina Aielli e l'arte dell'illusione, intervista alla designer di lingerie 01/04/2019 - Elena Paloscia

 Il lavoro di Cristina Aielli, classe 1989, designer di lingerie, attiva dal 2015 con l’omonimo marchio, presentato in concorso per la sezione Moda della Biennale Martelive, ha catturato la nostra attenzione per l’estrema cura del dettaglio e la qualità del prodotto, ma anche per un modo di interpretare il corpo femminile che rivela una grande libertà creativa, per questo è stata scelta per il “premio speciale Golconda Arte”, un’intervista che ci consentirà di conoscerla meglio.


Ciao Cristina, dalla tua biografia leggo che hai frequentato l’Accademia Koefia a Roma e che poi hai perfezionato le tua formazione a Milano. Ci racconti quali sono stati gli elementi fondanti nel tuo percorso, sia dal punto di vista teorico e culturale, sia dal punto di vista dell’acquisizione di abilità pratiche?

Frequentare l’Accademia Koefia per me è stato fondamentale per apprezzare a pieno la bellezza dell’alta moda, l’importanza dell’artigianalità e per sviluppare il mio gusto estetico. L’anno in cui mi diplomai io c’era questo interessante indirizzo di studi che ti permetteva di apprendere contemporaneamente sia lo stile che la confezione e questo mi ha permesso di avere una formazione completa.

Il mio percorso personale vero è proprio però è iniziato dopo l’Accademia, quando ho capito che avrei potuto incanalare i miei studi d’alta moda nella mia passione per la lingerie, per creare qualcosa che mi rispecchiasse in toto. Penso che la passione, al di là delle abilità pratiche, sia ciò che ha contribuito in maniera considerevole a delineare il mio percorso.
Soprattutto all’inizio, osservavo qualsiasi cosa avesse a che fare con il mondo della lingerie, ero molto curiosa e tutto si rivelava materia di studio.

Leggendo quello che scrivi del tuo lavoro colpisce l’idea dell’illusione, l’inganno della nudità di un ornamento che sembra generarsi dalla pelle e che si libera nel corpo stesso secondo direzioni e vie inedite. Ma dietro c’è uno studio, una strategia, una scelta di materiali immagino. Come avviene tutto questo?

Curare ogni dettaglio è vitale per raggiungere il più possibile quello che si vuole ottenere e, in questo percorso, la ricerca è fondamentale. Avere le idee chiare su cosa si vuole raccontare e cercare gli stumenti adatti, i materiali giusti, guardarsi intorno e guardarsi anche dentro.

L’immaginazione e la curiosità sono le mie compagne di viaggio, senza di loro non sarei in grado di fare nulla.

Come nasce e si sviluppa l’idea?  Parti da uno schizzo? O il disegno è fin dall’inizio più studiato?
Scegli pizzi rari? Sono artigianali? Assembli tu stessa i materiali? Usi tecniche tradizionali o recuperi tecniche artigianali antiche? Se sì quali?

Il professore dell’Accademia Koefia, un uomo molto sapiente nel campo della moda, durante i nostri studi, ci ripeteva spesso che “è il tessuto che comanda, non siete voi” e secondo me c’è una grande verità dietro questa semplice affermazione. Lui intendeva dire che sono le caratteristiche di un determinato tessuto a stabilire se un abito avrà certe qualità o meno, ma quello che ho capito io, è soprattutto che bisogna abbandonarsi al tessuto e lasciarsi ispirare da esso. All’inizio del mio percorso lavorativo, facevo molti schizzi preparatori, ma ogni volta notavo che il risultato usciva diverso da quello che avevo immaginato, così ho smesso. Il primo passo per me è scegliere i tessuti. A questo punto inizio a maneggiarli e a posizionarli sul manichino, lasciando fluire le mie idee fino al momento in cui raggiungo l’ispirazione giusta.

Questo è il mio personale approccio alla progettazione. Un procedimento molto particolare che ho il lusso di sperimentare proprio grazie al fatto che lavoro da sola. Chiaramente in uno studio formato da un team di diverse persone, tutto questo non è possibile, anzi è necessario che il risultato sia definito con anticipo, in modo che la catena di montaggio funzioni bene.

I materiali che utilizzo, in particolare i pizzi, sono sempre di ottima fattura, purtroppo non sono artigianali perché altrimenti avrebbero un costo proibitivo anche per la Regina Elisabetta.
La realizzazione di ogni singolo capo è artigianale e su misura ed è curata da me personalmente e da una signora che da un paio d’anni mi affianca nella realizzazione dei capi più elaborati. Una persona squisita dalla precisione e manualità invidiabile, di cui mi fido molto.

Oltre alla confezione a mano e su misura, il design ricercato, i tessuti pregiati e l’attenzione per il dettaglio, che sono i punti cardini del tuo lavoro, quali altri aspetti delle tue creazioni rispecchiano il Made in Italy? Cosa le rende uniche?

“Made in Italy” è una garanzia di qualità. E’ molto importante per i clienti perché assicura loro che l’azienda abbia effettivamente realizzato un determianto prodotto in Italia, in strutture adeguate e con materiali di qualità. Essendo io artigiana questo problema non c’è, quindi “Made in Italy” è già essa stessa la definizione del mio lavoro.

Penso di non voler aggiungere altre caratteristiche oltre a quelle sopracitate, se non che la preziosità dei miei prodotti risiede proprio nel connubio di tutte queste, ormai sempre più difficili da trovare in un unico prodotto.

Le mie creazioni sono oggettivamente uniche perché ognuna di esse viene realizzata a mano esclusivamente per la cliente che l’ha ordinata, modificandosi in base alle sue misure o ai suoi desideri se ha delle richieste particolari. Nessun capo è mai uguale all’altro.

A volte i tuoi capi appaiono complessi e stratificati con sovrapposizioni di stringhe di veli e pizzi, altre volte sono più lineari, quasi sembrano disegnare il corpo femminile con una delicatezza rara: sono due anime che convivono in te come donna e come stilista o semplicemente da professionista cerchi di interpretare desideri e tendenze di più tipologie femminili?

Io penso che ognuna di noi sia un’anima libera in grado di essere e sperimentare ciò che vuole. Riconosco tipologie di corpi femminili, ma non tipologie di donne. Definirsi, etichettarsi, lo percepisco come un limite e questo vale anche per l’abbigliamento che si decide di indossare.

Io sono ogni capo che ho realizzato. Tutto è frutto della mia ricerca estetica e del piacere legato allo sperimentare le diverse bellezze che la nostra fantasia ci permette di essere e il nostro corpo ci permette di esprimere. A volte siamo più audaci, più forti, con le unghie, a volte siamo più dolci, sensuali nella nostra tenerezza. A me piace raccontare tutte le sfaccettature della bellezza femminile.

Guardando i tuoi capi sembra che siano creati per donne che amano distinguersi e che desiderano meravigliare sé stesse e gli altri anche sotto gli abiti
Secondo la tua esperienza, ci puoi descrivere che tipo di donne scelgono la tua lingerie e perché (penso al carattere alle scelte ai desideri allo status sociale ecc.)? Li scelgono principalmente per sé stesse o per piacere agli altri? Ne fanno un uso quotidiano o riservato ad occasioni speciali?

La donna che acquista i miei capi è solitamente un’appassionata di lingerie, a cui piacciono i design ricercati e mai banali, che apprezza il valore dell’artigianalità e ne riconosce la preziosità. A molte di loro piace l’idea di supportare designer indipendenti piuttosto che grandi aziende. E’ come se percepissero il semplice acquisto come missione di aiutare i nostri sogni a realizzarsi.

La mia lingerie si colloca all’interno della sfera del mercato del lusso, quindi pur essendo apprezzata da diverse tipologie di persone, purtroppo le mie clienti sono spesso donne abbienti, che ne comprano a bizzeffe per il gusto di possedere articoli come i miei, o ragazze desiderose di indossare qualcosa di unico e particolare per un’occasione speciale. Proprio da quest’ultime, spesso insieme all’ordine, mi capita di ricevere messaggi affettuosi ed entusiasti, in cui mi scrivono di essere felicissime di aver acquistato proprio da me il completo intimo per il loro matrimonio. Questo particolare tipo di rapporto con le mie clienti mi rende molto felice.

Indossare uno dei miei capi è fondamentalmente un atto d’amore in primis verso se stesse, poi come ho detto in altre occasioni, se questo può beneficiare anche un partner, ben venga, ma non è l’obiettivo principale né mio, né della maggior parte delle mie clienti.

C’è una donna in particolare che vorresti indossasse i tuoi capi? Penso a un’attrice, modella, politica, scrittrice o altro?

Vestire Dita Von Teese è il mio sogno da prima che iniziassi questa attività. Lo potevo immaginare solo in segreto, nella mia testa, come se fosse qualcosa di troppo grande per potersi realizzare. Lei è una musa assoluta. Sarebbe bellissimo vestire anche Violet Chachki, una drag queen con classe, stile ed eleganza da vendere.

Poi se vogliamo viaggiare con la fantasia, oltre quei personaggi naturalmente legati al mondo della lingerie, alcune figure pubbliche che mi piacciono sono Emma Watson, Michelle Obama e Angelia Jolie. Tutte donne che io stimo tantissimo e che mi piacerebbe omaggiare nel mio piccolo.

E per concludere, la tua partecipazione a MArtelive di quest’anno è stata un successo da quanto ho visto. Come hai vissuto questa esperienza? E cosa ti aspetti?

L’esperienza con MarteLive è stata prima di tutto una sfida per me. La maggior parte delle persone che segue il mio lavoro si trova al di fuori dell’Italia, di conseguenza il mio confronto con loro avviene principalmente tramite i social.

Partecipare al concorso di MarteLive e in particolare essere presente all’evento da loro curato a Roma, è stata per me l’occasione che cercavo per provare a ribaltare la situazione. Invertire il meccanismo che mi vede superare i confini della nostra nazione e tornare alle origini, riavvicinarmi alla mia realtà quotidiana e confrontarmi con la gente della mia città. E’ stato molto bello conoscere tutte quelle persone e ottenere loro feedback positivi.

Per il resto tendo a non farmi aspettative, spero solo che questo concorso sia fruttuoso per farmi conoscere in Italia.

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Elena Paloscia
10/10/2017
Storica dell’arte e curatrice indipendente si è laureata in Storia dell’Arte Moderna all’Università “La Sapienza di Roma. Ha frequentato un corso di Perfezionamento in Museografia presso il [...]
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